Se c’è un fatto di cui siamo assolutamente certi, in un momento di totale incertezza, è che tutto è diventato fluido, nulla è più fermo ed immutevole.
Ormai da tempo stiamo assistendo a una metamoforsi epocale nel mondo del lavoro dove anche la solida istituzione delle imprese non fa eccezione.
Un tempo le aziende potevano essere governate efficacemente con rigidi controlli e una maniacale attenzioni alla redditività e all’efficientamento, oggi non è più sufficiente e si rendono indispensabili competenze più emotive e relazionali.
Alcune mansioni, prima fondamentali all’interno dell’organizzazione, non esistono più, la tecnologia le ha rese inutili, altre invece sono state profondamente stravolte dall’utilizzo di avanzati strumenti.
Il cambiamento, già in corso, sta avvenendo ad una velocità che aumenta esponenzialmente: le abilità tecniche diventano obsolete e le qualifiche verticali sono sempre più soppiantate da potenti algoritmi di intelligenza artificiale.
Human skill
Le cosiddette hard skill raggiungeranno gradi di sofisticazione mai visti prima e saranno appannaggio di un’élite professionale iper specializzata.
C’è però un aspetto su cui tutti gli esperti concordano: le competenze che serviranno per affrontare il futuro del lavoro sono le soft skills, o meglio le human skills.
Ovvero quelle attitudini propriamente umane e in quanto tali difficili da replicare da parte delle macchine.
In particolare: la capacità di risolvere i problemi, quella di avere a che fare con molti interlocutori diversi, di lavorare in gruppo. E ancora: creatività, abilità nella negoziazione, capacità di comunicazione interpersonale e di gestione delle aspettative altrui, fiducia nei collaboratori, orientamento alla condivisione, sensibilità nel comprendere le esigenze dell’altro (soprattutto quelle non espresse).
Sono sentimenti come l’empatia, la fiducia e la comunicazione e il senso critico a permettere una maggiore vicinanza ai bisogno dei Clienti (interni ed esterni) e a porre le basi per l’innovazione e l’adattabilità.
Nuove modalità di lavoro
Ma non sono solo le competenze a subire una trasformazione, lo sono anche le modalità di lavoro e di gestione. Basti pensare a fenomeni come smart working e co working, gli spazi e i tempi di lavoro sono sempre meno fissi e definiti, l’avvicinamento del lavoro alla scuola, la posticipazione della pensione creano una compresenza di generazioni molto diverse all’interno delle nostre fabbriche.
Sta mutando anche il concetto di carriera verso un’identità più fluida, caratterizzata da percorsi lunghi e meno costanti, fatti di grandi cambiamenti ed alternanza tra momenti operativi e formativi, nonché tra pause intenzionali e stop forzati.
Per affrontare queste straordinarie trasformazioni occorrerà mettere da parte rigidità gerarchiche e stili di leadership accentratori per lasciare spazio ad un management più accogliente, flessibile, trasparente ed inclusivo. Un management in grado di coltivare relazioni, prendersi cura di sé stesso e degli altri, dare fiducia.
E’ giunto il momento di ripensare a livello profondo alla motivazione e al senso di appartenenza professionale, spostando il focus dal semplice job title al vero valore aggiunto che una persona può apportare all’interno di un’organizzazione, in termini di contenuti, idee e relazioni.
Approccio circolare
E’ giunto il momento di approcciarsi ad un nuovo modo di lavorare che non si focalizza su cartellini ed organigrammi ma dà alternative e permette ampia indipendenza organizzativa e che scommette su un nuovo patto lavoratore-azienda in cui ad una maggiore libertà ed autonomia corrisponde un aumentato senso di consapevolezza e responsabilità da parte di tutti.
Un organizzazione di questo tipo permetterà di ridefinire in continuazione il proprio scopo, rivedendo le priorità in modo dinamico, con un approccio circolare e non più piramidale, dove non vige solo la logica del do ut des, ma anche quella della creazione di valore di per sé.
In questa nuova prospettiva anche le emozioni hanno un ruolo, la fidelizzazione e il passaparola contano e l’etica non è un concetto di marketing, bensì un principio fondativo.
Il proprio team interno diventa il Cliente numero uno, al quale si forniscono tutte le informazioni necessarie per dare il meglio e dispiegare energia, anziché trattenerla come gioco di potere.